Il parere del Segretario Generale della Fillea Cgil sul Piano Colao pubblicato su Collettiva
“Se questo è l’antipasto di un possibile confronto di merito, siamo nei guai” lo afferma Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, in merito al piano proposto dalla Task Force di esperti guidati da Colao. Un piano che per il leader degli edili Cgil è l’ennesima occasione mancata “per porsi finalmente e con coraggio quella domanda di fondo che si sta evitando ormai da troppi decenni e che forse sarebbe stato utile porsi proprio ora, con una imponente quantità di risorse messe in campo per superare una crisi sociale ed economica di dimensioni epocali. Si vogliono o no affrontare i nodi di fondo del nostro modello di sviluppo” che ha visto ben prima del Covid, ricorda Genovesi “aumentare le disuguaglianze sociali, le inefficienze (istituzionali, fiscali, ecc.), le paure e la rabbia, proprio perché abbiamo avuto troppo poco pubblico ed un capitalismo troppo straccione.
Per Genovesi siamo di fronte ad una minestra riscaldata “che ripropone un combinato cosi hard di liberismo, non conoscenza reale di molti settori, assenza di visione, svilimento del ruolo delle parti sociali: peccato, perché ancora un volta è mancato il coraggio di modernizzare il nostro paese e riattivare quella mobilità sociale da troppo tempo bloccata.”
Sui temi legati al settore delle costruzioni, Genovesi trova superficialità e lacune profonde di conoscenza, dal Codice Appalti alle ragioni per cui non partono le opere al lavoro nero nei cantieri, lacune che portano a proposte sbagliate, come quella della premialità per le imprese che per Genovesi “vuol dire non conoscere il sistema delle Pmi nei nostri settori e sarebbe uno schiaffo alle tante imprese serie che ci sono. O peggio, in pieno furore liberista, vuol dire nascondere la polvere sotto il tappetto, per non dare un giudizio anche sulle responsabilità della classe imprenditoriale.”
Di diverso avviso anche sul ruolo del pubblico “nel documento Colao non si accetta l’idea di un pubblico che possa essere soggetto che opera direttamente, che regola il mercato, che abbia una visione, strumenti, assetti istituzionali, capacità di pianificazione, e di una collaborazione pubblico-privato, ad esempio partendo da un impegno delle aziende ancora a partecipazione pubblica, a programmare nel breve e medio termine linee di sviluppo per il nostro Mezzogiorno” e non si considera “la democrazia economica, che per la nostra Costituzione vuol dire attuazione dell’articolo 39 e dell’articolo 46, come una grande occasione per tenere insieme un po’ più di giustizia sociale con trasparenza e modernizzazione.”
Ora la palla passa al Governo “se vuole veramente profonde riforme e una modernizzazione socialmente e ambientalmente orientata, prima o poi con questo punto politico dovrà fare i conti” conclude Genovesi.